Di acqua dolce o di acqua salata: come riconoscere e conservare le perle

Le perle sono tra i gioielli più diffusi e apprezzati: affascinano con i loro riflessi, con il loro bianco luminoso…e hanno affascinato anche me! Ecco perché ho voluto imparare a conoscerle, a trattarle e a trasformarle in gioielli nella mia gioielleria di Pisa. In questo breve articolo vi racconterò la storia delle perle di acqua dolce e di quelle di acqua salata, vi insegnerò a riconoscerle e a prendervene cura al meglio! 

Perle, che passione!

Ad oggi si trova in commercio una grande quantità di perle, di ogni colore e dimensione. La principale distinzione che si può fare è quella tra le perle di acqua dolce, prodotte soprattutto in Cina, e le perle di acqua salata, che provengono da Giappone, Australia e Tahiti. Le perle di acqua dolce sono coltivate, come fa comprendere il nome, in fiumi e laghi e negli ultimi anni hanno raggiunto una qualità eccelsa, con una regolarità nella forma e un oriente, ovvero una brillantezza, straordinarie. Le perle di acqua salata invece hanno un diametro massimo di 10 mm, quelle Giapponesi, e dagli 11 mm ai 20 mm quelle australiane. Le perle di acqua dolce, pur essendo bellissime, hanno un valore commerciale inferiore rispetto a quelle di acqua salata, anche se molto spesso vengono vendute con quel titolo. Ecco perché è importante imparare a distinguere le due qualità, e più avanti vedremo come fare.

Come distinguere le perle di fiume da quelle di acqua salata

Per distinguere le perle di fiume da quelle di acqua salata basta seguire il criterio della coltivazione: con una lente di ingrandimento osserviamo lo spessore della perla di acqua salata dal buco centrale al suo diametro finale. Maggiore è quello spessore, più la perla è pregiata perché il suo processo di coltivazione è durato più a lungo. Questo criterio però non vale per le perle di fiume, perché il loro processo di coltivazione è molto breve, di circa 6 mesi. Inoltre, nella coltivazione delle perle di acqua dolce vengono utilizzati nuclei molto più grandi rispetto a quelli delle perle di acqua salata. Se però volete essere certi dell’origine delle vostre perle, come vi dico sempre, rivolgetevi al vostro gioielliere di fiducia, che può confermarvi la natura del gioiello che state comprando. Intanto però possiamo vedere insieme quali sono le qualità di perle più diffuse e più preziose.

 

 

Le perle Akoya: una bellezza che proviene dal Giappone

Le perle Akoya, insieme alle perle di Tahiti, sono tra le più pregiate in commercio. Il loro alto valore dipende in parte dalla produzione limitata e in parte dai loro colori particolari e unici. Le perle Akoya esistono, infatti, sia nella classica variante bianco/avorio, che con i riflessi di colore rosa o argento. Sono coltivate prevalentemente in Giappone, Cina e Vietnam e hanno un diametro ridotto, dai 2 ai 10 mm massimo. Le perle di Tahiti, invece, sono coltivate un po’ in tutto l’arcipelago della Polinesia francese e nelle isole della Micronesia e hanno la particolarità unica di avere un colore naturale quasi completamente nero e dimensioni più grandi rispetto alle perle Akoya. La grandezza o meno delle perle dipende sì dal tempo di coltivazione ma in alcuni casi, come per le perle di Tahiti, anche dalla dimensione dell’animale: le ostriche a labbra nere Pinctada Margaritifera, infatti, possono raggiungere i 30 cm di lunghezza e i 5 chilogrammi di peso. Ma una volta acquistate le perle, qual è il miglior modo per indossarle?

Come indossare le perle 

Considerate da sempre sinonimo di eleganza, indossare le perle è diventata ormai una pratica quotidiana: grazie all’avvento delle perle di acqua dolce, infatti, i costi dei gioielli si sono notevolmente abbassati e adesso se ne possono trovare un po’ per tutte le tasche. Nella mia bottega di Pisa ho molti gioielli costruiti con le perle, perché mi piace sia indossarle che venderle. Spesso creo gioielli accostando le perle all’argento. Penso però che non ci sia un gioiello più adatto a illuminare il viso di una donna che un paio di orecchini di perle. A volte indossare le perle può cambiare completamente l’outfit, rendendolo prezioso e ricercato. Ma come nasce tanta bellezza?

Come nascono le perle

Le perle nascono in natura all’interno delle ostriche: nei tempi antichi questi molluschi venivano pescati dal mare e aperti in cerca del prezioso contenuto. A partire dal 1906, però, gli uomini hanno imparato a coltivarle: il ricercatore giapponese Mikimoto, infatti, è stato tra i primi a scoprire come nascono veramente le perle. La leggenda racconta che, inserendo una piccolissima statua del Buddha all’interno di una conchiglia, Mikimoto ha visto che l’animale per difendersi dal corpo estraneo produceva una sostanza a base di carbonato di calcio, il nacre o madreperla, che ha ricoperto completamente la statua, forse per agevolarne l’espulsione. Da quel momento, l’uomo non ha mai smesso di coltivare le preziose perle e la pratica si è diffusa nei paesi dell’est asiatico. Essendo però un organismo vivente, le perle richiedono una manutenzione e una cura costanti.

Come pulire le perle

Per pulire le perle vi consiglio di rivolgervi al vostro gioielliere di fiducia e di farlo al massimo ogni due anni. È questo infatti il tempo massimo che può trascorrere tra una pulizia e l’altra per garantire una lunga vita ai vostri gioielli. Per pulire le perle va rifilata la collana e i singoli pezzi vanno lucidati e ripuliti uno per uno. Inoltre, quello che si sente spesso dire è vero: le perle vanno indossate perché sono organismi vivi. Data la loro natura, le perle hanno bisogno di idratazione ed è il nostro corpo a trasmetterla, quando le indossiamo a contatto con la pelle. Per lo stesso motivo, quando si indossano le perle è bene non usare profumi o creme per il corpo: gli elementi chimici presenti in queste sostanze possono macchiare e danneggiare le perle.

Bottega etrusca

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